La salute è un diritto del lavoratore: la falsa malattia, però, è talvolta l’altra faccia di questo diritto, e con essa la difficoltà, da parte delle aziende, di verificare eventuali abusi. In caso di assenza prolungata dal lavoro, o di ricorso “sospetto” a permessi e giorni di malattia – ad esempio, a ridosso del weekend – è lecito sospettare un illecito da parte del lavoratore. Se trova riscontro, questa ipotesi può condurre al licenziamento del dipendente infedele. La falsa malattia è un reato? In quali casi scatta il provvedimento disciplinare e quando può essere contestato? Ecco le casistiche più frequenti.
La finta malattia è un reato?
È un’abitudine deprecabile, ma non per questo infrequente: le finte malattie per non andare a lavoro, infatti, sono tutt’altro che rare. Oltre a contare su un medico compiacente per ottenere il certificato, il lavoratore può indurre il sanitario in errore, dichiarando uno stato di salute non corrispondente al vero. Gli abusi possono riguardare anche i permessi per la legge 104, talvolta utilizzati per necessità personali che nulla hanno a che fare con l’assistenza a un parente disabile.
Oltre a non rispettare gli orari di reperibilità stabiliti per il settore pubblico e privato, il lavoratore può tradire la finta malattia attraverso i propri comportamenti. Ad esempio, può dedicarsi allo svago, a un lavoro extra retribuito in nero o ad attività estranee alla necessità di sottoporsi a cure mediche o a un periodo di riposo. Favorire la pronta guarigione, infatti, è un obbligo per il dipendente che deve adoperarsi il più possibile per anticipare il rientro al lavoro, compatibilmente col proprio quadro clinico.
In caso di finta malattia, il lavoro è a rischio: l’azienda, infatti, può decidere di procedere al licenziamento per giusta causa. Inoltre, la falsa malattia per il dipendente pubblico è reato, così come per il lavoratore privato: chi falsifica il certificato, o millanta una malattia inesistente, rischia infatti una condanna per falso ideologico e per truffa, oltre a giocarsi potenzialmente il contatto.
Come segnalare all’INPS la falsa malattia
In caso di falsa malattia, il licenziamento può essere una conseguenza legittima. In particolare, può portare alla risoluzione in tronco del rapporto di lavoro, per manifesta inadempienza e slealtà del dipendente. Se ha motivo di sospettare del proprio collaboratore, l’azienda può segnalarlo all’Inps e avviare così la verifica fiscale.
Quest’ultima viene eseguita nelle fasce di reperibilità presso il domicilio eletto dal lavoratore. I controlli eseguiti dai medici del lavoro, tuttavia, possono risultare inefficaci. Il dipendente, infatti, può avanzare un motivo legittimo per giustificare la propria assenza. Verificare quanto dichiarato non è semplice e l’azienda può trovarsi costretta a subire ripetute assenze senza attuare contromisure adeguate.
La segnalazione all’Inps della falsa malattia, dunque, è solo il primo step. Dal punto di vista formale, la richiesta va fatta attraverso il Polo unico per le visite fiscale che gestisce i controlli d’ufficio e avviati su impulso dei datori di lavoro pubblici e privati. Per sottoporla all’Inps è a disposizione un apposito servizio online cui può accedere il personale dotato di credenziali e abilitato all’uso del servizio.
Per ottenere l’abilitazione, le aziende devono inviare alla sede INPS territorialmente competente un modulo di richiesta individuale sottoscritto dal dipendente autorizzato e un modulo compilato dal datore di lavoro o dal legale rappresentante. Il portale INPS consente inoltre di verificare lo stato della pratica e l’esito degli accertamenti.
Licenziare un dipendente per falsa malattia
Se il lavoratore approfitta di una falsa malattia, il licenziamento è una misura adeguata ma non sempre attuabile, perlomeno dell’immediato. I controlli medico-legali possono presupporre tempi più lunghi del previsto e, comunque, non produrre esiti significativi. Se il dipendente è abile a eludere i controlli, il datore di lavoro è costretto a cambiare strategia. Molto spesso, le aziende consultano i profili Facebook dei dipendenti,alla ricerca di elementi che confermino la finta malattia.
I lavoratori più incauti, infatti, possono cedere alla tentazione di pubblicare una foto o un post compromettente, inclusi selfie con tanto di aperitivo. Le prove raccolte in autonomia dal datore di lavoro, però, possono rivelarsi inefficaci sul piano legale perché facilmente contestabili dalla controparte. In questi casi, pur in presenza di una falsa malattia il licenziamento può essere dichiarato nullo. Se l’azienda non ha gli elementi sufficienti per incastrare il lavoratore, quest’ultimo può eventualmente richiedere il reintegro o, più tipicamente, una compensazione economica per il danno subito.
Per raccogliere le evidenze dell’illecito e smascherare il lavoratore, l’azienda è autorizzata a rivolgersi a un detective privato. Le prove possono consistere in documenti fotografici, riprese video, testimonianze giurate di colleghi e persone a conoscenza dei fatti, o altri elementi raccolti nel rispetto delle leggi vigenti, pena l’impossibilità di usarli in tribunale. Vuoi risolvere il problema una volta per tutte? Contatta la nostra agenzia: affidati all’esperienza dei nostri agenti neIle indagini finalizzate al licenziamento del dipendente per giusta causa e difendi la tua azienda con l’aiuto di AGITER Investigazioni.
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