Per evitare l’assenteismo è bene controllare i dipendenti in smart working
Lo smart working è di grande attualità ma non sempre trova le aziende pronte a fronteggiare le sfide del lavoro agile, come quella di controllare i dipendenti. La principale perplessità riguarda il controllo dello smart working, ovvero il monitoraggio del dipendente, dell’orario di lavoro e delle attività svolte. Rispetto al modello di lavoro tradizionale, questa modalità risulta più difficile da monitorare. Il rapporto di fiducia tra il lavoratore e l’impresa, come evidente, è fondamentale: se quest’ultimo si incrina, tuttavia, è indispensabile prendere le misure necessarie, identificare eventuali abusi e tutelare l’interesse dell’azienda. Come controllare lo smart working e verificare se il dipendente rispetta gli orari pattuiti o se, al contrario, è dedito all’assenteismo?
Vantaggi e svantaggi dello smart working
Lo smart working, o lavoro intelligente, non è necessariamente una scelta dettata da necessità, ma un’opzione che può rivelarsi vantaggiosa anche in termini di produttività. Il presupposto fondamentale perché ciò avvenga è la capacità del dipendente di responsabilizzarsi e di rispettare i patti sottoscritti col datore di lavoro. Questa modalità di collaborazione rappresenta un’evoluzione del cosiddetto telelavoro e garantisce al lavoratore maggiore autonomia e risparmi nei tragitti casa-ufficio. Anche nel caso dello smart working, la sede di lavoro non è l’ufficio ma il proprio domicilio, eventualmente in combinazione con la presenza in azienda e il co-working.
Complice l’emergenza sanitaria e la dimestichezza con le tecnologie digitali, l’home office e il lavoro da remoto rappresentano ormai la nuova normalità e, come inevitabile, portano con sé nuovi modelli e nuove sfide. Prima fra tutte, la necessità di superare una mentalità consolidata che vede nella presenza fisica in ufficio – sotto lo sguardo vigile del manager o del capo ufficio – un must per garantire la produttività del gruppo di lavoro.
Il monitoraggio dello smart working
Come accennato, il lavoro flessibile rappresenta un’interessante opportunità per le aziende, a patto di investire sul rapporto di fiducia col lavoratore e di avere ben chiari gli obiettivi da raggiungere. Quali sono, d’altra parte, i margini per stanare eventuali dipendenti assenteisti e ottenere il licenziamento per assenza ingiustificata?
Nel caso dello smart working, il controllo dell’orario di lavoro – e delle mansioni – risulta ovviamente più difficoltoso. Eventuali iniziative volte al monitoraggio del dipendente, oltretutto, devono essere preventivamente comunicate al lavoratore: le modalità di controllo, infatti, rientrano a pieno titolo negli accordi sottoscritti tra smart worker e azienda. Queste interessano in particolare i beni aziendali, come il computer o la posta elettronica che possono essere monitorati allo scopo di verificare eventuali irregolarità e illeciti. Il controllo dello smart working, d’altra parte, non può prevedere l’uso di telecamere fisse (comprese le webcam) puntate sulla postazione di lavoro, così come il ricorso a programmi per spiare in modo costante i siti e la cronologia di navigazione. Allo stesso modo, non è prevista la possibilità di tracciare gli spostamenti dei collaboratori.
Come controllare i dipendenti in smart working
In sintesi, non è possibile ricorrere a strumenti di controllo a distanza che violino la privacy del lavoratore, a meno di specifici accordi sindacali ed esigenze motivate, come quella di tutelare il patrimonio aziendale. Fortunatamente, esistono numerosi strumenti che consentono di migliorare gli aspetti organizzativi, come i calendari condivisi che permettono di valutare l’attività del lavoratore e tenere il conteggio delle prestazioni, del numero di ore e della retribuzione, sulla base degli accordi contrattuali sottoscritti. Non sempre, però, questi strumenti risultano sufficienti: non lo sono, in particolare, quando la condotta del lavoratore è poco professionale e punta a sfruttare la flessibilità per ridurre la quantità o la qualità della prestazione svolta.
In caso di assenza ingiustificata, il licenziamento per giusta causa rappresenta un fondamentale strumento di tutela per l’azienda. Se quest’ultima sospetta una malattia o altro illecito, ha facoltà di eseguire dei controlli mirati per verificare i comportamenti del dipendente o collaboratore. Questi ultimi devono essere svolti secondo i limiti previsti per legge, nel rispetto della privacy e dei diritti del lavoratore: non devono, inoltre, configurare una condotta vessatoria da parte dell’azienda, ovvero rappresentare una forma di mobbing. Ciò è vero, a maggior ragione, se l’obiettivo è avviare un licenziamento per giusta causa e raccogliere prove valide in sede di giudizio. Alla luce di ciò, il monitoraggio dello smart working non può avvenire in maniera arbitraria con metodi fai da te, ma deve avvalersi del supporto di un professionista.
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