Diffamare una persona, ovvero screditarla agli occhi degli altri e danneggiare la sua reputazione, è un reato punibile a norma di legge e ciò è vero anche dalla diffamazione sui social. La gravità di questo reato dipende anche dal pubblico a cui si rivolge: come facilmente intuibile, sparlare di un conoscente con gli amici non è lo stesso che esprimere opinioni negative a mezzo stampa o sul web. Nel secondo caso siamo di fronte a una diffamazione aggravata, fattispecie che comprende anche la diffamazione sui social network. Quali sono le conseguenze per chi commette questa violazione e come difendersi dai rischi del web?
Che cos’è la diffamazione sui social?
Come abbiamo visto, la diffamazione tramite social rappresenta una condotta grave: il mezzo utilizzato, infatti, comporta un’amplificazione delle opinioni personali che, potenzialmente, può raggiungere un pubblico molto vasto. Ciononostante, molte persone ritengono di poter dire e postare qualunque cosa perché coperti dall’anonimato o perché convinti che i social network siano una sorta di far west virtuale, del tutto privo di controlli e tutele. In realtà non è proprio così: l’attenzione per la privacy e la consapevolezza dei rischi legati all’uso dei social sono in continua evoluzione.
In cosa consiste, più nello specifico, il reato di diffamazione sui social? La pubblicazione di opinioni e messaggi offensivi, non corrispondenti al vero, risulta punibile se è in grado di raggiungere un “numero apprezzabile” di utenti e di arrecare danno alla persona in questione. Perché ciò avvenga non è necessario fare nomi e cognomi, ma è sufficiente fornire un numero di indicazioni sufficienti per consentire – anche a una cerchia di persone limitata – di identificare il soggetto e di screditare la sua immagine.
Diffamazione sui social network: è reato?
Come provano alcune recenti sentenze della Cassazione, non è facile stabilire a priori se una determinata condotta rappresenti un caso di diffamazione a mezzo social. La valutazione, però, tiene conto di diversi elementi, inclusa l’autorevolezza del mezzo rispetto alla stampa tradizionale che, per definizione, gode di maggiore considerazione presso il pubblico. Il confine fra diritto di critica e diffamazione, inoltre, non è sempre netto: proprio per questo, si tratta di una questione al centro di ampi dibattiti e particolarmente difficile da regolamentare. Si pensi, ad esempio, al diritto di criticare un servizio o un’attività tramite una recensione o un commento negativo: in quali casi si tratta di diffamazione, di concorrenza sleale e in quali coincide invece con la libertà di opinione? Come evidente, la risposta non è immediata.
Il riferimento normativo, a ogni modo, è l’articolo 595 del codice penale che stabilisce l’ammontare della multa o della reclusione prevista per chi offende la reputazione altrui. Come già accennato, chi compie una diffamazione sui social network rischia una condanna per diffamazione aggravata, tenuto conto dell’alta diffusività del mezzo: ciò può verificarsi, in particolare, quando a essere oggetto degli insulti è un’autorità pubblica. Si rischia una multa anche se il bersaglio sono i colleghi o il datore di lavoro, un conoscente o una persona legata da una relazione affettiva: ad esempio, l’ex compagno accusato di venir meno ai propri doveri di genitore. La diffamazione può avvenire attraverso la pubblicazione di post in bacheca e tramite chat, forum e altri strumenti rivolti a un numero più o meno ampio di soggetti: in molti casi, tramite la condivisione di immagini e video intimi, imbarazzanti o, comunque, volti a denigrare la persona e a screditarne l’immagine.
Come difendersi dalle diffamazioni
Al di là delle questioni normative, è innegabile che la diffamazione a mezzo social network sia un comportamento molto diffuso. La tendenza a denigrare gli altri – sconosciuti compresi – e a esprimere opinioni pesanti a cuor leggero, è purtroppo dilagante e molto difficile da contrastare. Ciò detto, come difendersi dai cosiddetti “leoni da tastiera”, dagli haters e dagli stalker, spesso coperti da una falsa identità? Il fatto che questo reato sia molto comune, non significa che sia facile difendersi e che basti sporgere denuncia per rimuovere i commenti offensivi o per essere risarciti del danno. Spesso, infatti, sono necessarie indagini complesse per risalire all’identità dell’offensore e per ricostruire gli elementi del reato.
Per questi motivi è consigliabile chiedere consiglio a un professionista e rivolgersi a un’agenzia investigativa specializzata in indagini informatiche, per documentare le violazioni, far valere le proprie ragioni e ottenere una compensazione per il danno subito. AGITER Investigazioni mette a tua disposizione i migliori strumenti e le competenze tecniche necessarie per proteggere la tua privacy e per rivalerti nelle sedi opportune. Richiedi la nostra consulenza per raggiungere il tuo obiettivo, che si tratti della cancellazione di post offensivi, di una condanna o di un risarcimento per diffamazione a mezzo social.
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