Il dipendente infedele, un caso spinoso che riguarda le aziende
Divulgazione di segreti aziendali, sottrazione di clienti, violazione di brevetti, furto e danni d’immagine: sono numerose le conseguenze possibili per un’azienda alle prese con un dipendente o con un socio infedele. Cosa si intende, più esattamente, per infedeltà aziendale, quali sono le conseguenze per chi commette un illecito e come indagare su un dipendente infedele per ottenere il licenziamento o per farsi risarcire il danno?
Che cosa vuol dire “dipendente infedele”?
Firmando il contratto di lavoro, il dipendente di un’azienda sottoscrive un insieme di obblighi che esulano dalle mansioni lavorative in senso stretto. Fra questi c’è l’obbligo di fedeltà che vieta di condividere informazioni riservate o di agire in senso contrario all’interesse dell’azienda. La definizione generale di infedeltà aziendale e le disposizioni relative all’obbligo di fedeltà sono contenute nell’articolo 2105 del codice civile.
Quest’ultimo stabilisce che il prestatore di lavoro non possa trattare affari in concorrenza, né in proprio né conto terzi. È vietato anche divulgare notizie riservate riguardanti i metodi di produzione, l’organizzazione, le tecnologie e il know how alla base dello sviluppo prodotto.
Il lavoratore non può intraprendere atti di concorrenza sleale o appropriarsi indebitamente di beni aziendali: in questo caso si parla, nello specifico, di infedeltà patrimoniale. Un altro caso tipico di infedeltà aziendale è l’ex dipendente che sottrae clienti: per evitare ciò è prevista la sottoscrizione del cosiddetto patto di concorrenza. In virtù di quest’ultimo, una volta cessato il rapporto di lavoro l’ex dipendente non può avviare un’attività che abbia come target lo stesso tipo di clientela e operi nella medesima area geografica.
Il lavoratore accetta di assumersi questo impegno – e di subire, conseguentemente, una limitazione della propria libertà di iniziativa economica – a fronte di un corrispettivo economico negoziato col datore di lavoro. La limitazione descritta deve risultare circoscritta nel tempo e può estendersi a un massimo di cinque anni.
L’infedeltà del dipendente è reato?
I comportamenti del dipendente infedele costituiscono reato? La risposta è sì, a patto che sia possibile provare le violazioni in questione.
Nel caso dell’indebito utilizzo di un marchio o dell’imitazione di un prodotto, più nello specifico, il riferimento normativo è l’articolo 2598 del codice civile che disciplina la concorrenza sleale. Quest’ultimo afferma anche il divieto di diffondere notizie e commenti che possono screditare l’immagine dell’azienda e, più in generale, di attuare comportamenti contrari al dovere di correttezza professionale.
La violazione del patto di non concorrenza – articolo 2557 del codice civile – può essere accertata tramite opportune indagini, volte a inibire le attività intraprese dall’ex dipendente e a ottenere un congruo risarcimento per il danno subito.
Costituisce reato anche l’infrazione delle norme legate alla sicurezza informatica. Fra i comportamenti in questione c’è l’uso del computer aziendale da parte di personale non autorizzato e la condivisione delle credenziali riservate con terze parti. L’infedeltà del dipendente può concretizzarsi anche nella falsa malattia e nell’abuso di permessi e rimborsi spesa.
Indagare su un dipendente infedele
Accertare la condotta di un dipendente infedele – ai fini del risarcimento danni e, più in generale per tutelare la riservatezza dei dati e delle informazioni aziendali – è operazione complessa.
Il dipendente infedele commette un reato, ma ciò non significa che sia facile o scontato dimostrare le sue responsabilità e la sua cattiva fede.
Se un ex dipendente sottrae clienti, ad esempio, è necessario dimostrare che stia sfruttando i canali riservati dell’azienda, che stia violando i limiti previsti per le nuove attività svolte in concorrenza e difendere la validità degli accordi stabiliti con l’ex datore di lavoro.
Tipicamente, le aziende scelgono di rivolgersi a un detective privato per indagare su un dipendente infedele: in molti casi si tratta di una strada obbligata per produrre una documentazione dettagliata che consenta di inquadrare le circostanze della violazione e l’effettiva portata del danno subito.
Affidarsi a un professionista è giocoforza quando si voglia far valere le proprie ragioni in tribunale e puntare al risarcimento dei danni: la documentazione a sostegno della tesi di infedeltà aziendale, infatti, deve essere acquisita nel rispetto della legge, per evitare che le prove siano contestate dalla controparte.
Il supporto di un’agenzia investigativa si rende necessario in quasi tutti i casi in cui si voglia dimostrare la slealtà del dipendente per avviare la procedura di licenziamento per giusta causa.
AGITER Investigazioni è specializzata nelle indagini sulla concorrenza sleale e può mettere in campo azioni di controllo e monitoraggio a tutto campo: dall’osservazione dinamica degli spostamenti del dipendente, all’uso di strumenti di GPS tracking sofisticati, i nostri agenti operativi garantiscono un supporto professionale e competente per l’acquisizione di prove valide in giudizio. Se necessario, potrai contare sulla loro disponibilità anche per eventuali testimonianze in tribunale in qualità di teste.
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