Si può subire un licenziamento per Facebook?
Parliamo in questo articolo del licenziamento per Facebook, a causa cioé dei social network. I social network – e non stiamo parlando solo di quelli professionali, primo fra tutti Linkedin – sono sempre più influenti per coltivare relazioni, promuovere le competenze e trovare lavoro. Sì, ma sono importanti anche per conservare l‘impiego: lo provano i casi di licenziamento causa Facebook, dovuti ad assenteismo o ad altri comportamenti sanzionabili a livello disciplinare. Per quali motivi è possibile licenziare il dipendente? È consentito usare Facebook in malattia? Vediamo di fare chiarezza.
Quando può avvenire il licenziamento per Facebook
In fase di selezione, spesso le aziende usano Facebook per acquisire elementi utili a valutare i candidati, le loro frequentazioni e la loro personalità. Per farlo, possono avvalersi di account fasulli, appositamente creati per effettuare ricerche ad hoc: generalmente, i controlli occulti sono considerati accettabili e in linea col potere di controllo assegnato al datore di lavoro.
Questo monitoraggio può continuare anche dopo la firma del contratto, specie se il dipendente ha modo di accedere al social network in ufficio.
Nonostante ciò, alcuni utenti tendono a fare un uso disinvolto dei social network, senza prestare la dovuta attenzione ai contenuti condivisi attraverso le piattaforme più popolari. Un comportamento imprudente può costare il licenziamento. Facebook, infatti, non è uno strumento “neutro”, ma può offrire il pretesto per interrompere il contratto di lavoro, con o senza preavviso. Non basta usare un profilo “privato” per essere autorizzati a postare o a condividere senza filtri: in ogni caso il post ha la possibilità di raggiungere un pubblico più o meno vasto.
Licenziamento causa Facebook: cosa dice la legge
Per essere considerato legittimo, il licenziamento causa Facebook deve risultare proporzionato. Il provvedimento disciplinare, in altre parole, deve essere giustificato da un’infrazione sufficientemente grave da parte del lavoratore. Ad esempio, postare offese gratuite rivolte ai colleghi o al datore di lavoro può giustificare il licenziamento per giusta causa: si tratta infatti di un illecito rilevante e di una significativa lesione della reputazione altrui. A patto, ovviamente, che il riferimento al soggetto in questione sia chiaramente identificabile. La sanzione può scattare anche per la condivisione sul proprio profilo di un contenuto diffamatorio di origine esterna, tale da recare danno all’immagine dell’azienda: questo comportamento, infatti, determina una rottura insanabile del patto di fiducia tra il dipendente e il datore di lavoro.
In altri casi, la condotta del dipendente può essere soggetta a un richiamo scritto o verbale, a una multa o a sanzioni – come la sospensione dal servizio senza stipendio – che non prevedano la fine del rapporto di lavoro. Pensiamo, ad esempio, a una pausa non autorizzata passata a chattare su Facebook: questo tipo di condotta – se non reiterata – può essere considerata lieve e quindi giustificare un provvedimento di portata minore. A ogni modo, il licenziamento causa Facebook deve essere preceduto da una contestazione disciplinare formale, per dare modo al lavoratore di difendersi, tramite comunicazione scritta o di persona.
Un dipendente in malattia può essere licenziato per foto su Facebook?
Trascorrere troppe ore su Facebook – sottraendo, così, tempo ed energie alle mansioni lavorative – può costare una sanzione disciplinare, trattandosi di una violazione degli obblighi contrattuali e di un comportamento che può minare la fiducia del datore di lavoro. D’altra parte, se gli accessi al social network sono sporadici e di breve durata, non si tratta di una violazione così grave: a fare testo, in ogni caso, sono la cronologia di navigazione e gli accordi fra le parti.
Facciamo un altro esempio: cosa rischia il dipendente in malattia su Facebook dedito alla pubblicazione di foto compromettenti? Non si tratta di un esempio qualunque: le violazioni di questo tipo, infatti, sono molto frequenti, tanto nel settore pubblico quanto nel privato.
Se le immagini pubblicate contrastano apertamente col certificato medico – perché ritraggono, ad esempio, il dipendente in vacanza o impegnato in attività sportive – il licenziamento è tutt’altro che escluso. Pensiamo – oltre alla classica foto-ricordo che documenta una vacanza al mare – al selfie postato da un concerto o da un locale affollato. Una circostanza sospetta se l’assenza dal lavoro è giustificata, ad esempio, da un’emicrania debilitante.
Come abbiamo visto, il provvedimento disciplinare deve essere proporzionato: in caso contrario, il dipendente licenziato può opporsi alla sanzione ed eventualmente ottenere il risarcimento del danno. Per documentare in modo circostanziato l’assenteismo del dipendente in malattia su Facebook – o altre violazioni punibili col licenziamento – puoi rivolgerti a un’agenzia privata.
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