Il licenziamento per malattia prolungata è giustificato quando l’assenza va oltre il consentito
Un dipendente sempre in malattia può diventare un grosso problema per l’azienda, causando difficoltà nella programmazione del lavoro, la necessità di formare eventuali sostituti e di distogliere le altre risorse dai propri compiti. Al di là delle questioni organizzative, rappresenta un costo che nel tempo può risultare insostenibile. A maggior ragione se l’assenza prolungata è frutto di un comportamento sleale da parte del lavoratore che, trincerandosi dietro i propri diritti, agisce a danno dell’azienda. Come risolvere questa situazione?
Fra gli strumenti a disposizione c’è il licenziamento per superamento del periodo di comporto: la sanzione disciplinare, infatti, è giustificata quando l’assenza si protrae oltre il consentito. Questa regola, però, non si applica in automatico. Può rendersi necessario il ricorso a un investigatore privato per il dipendente in malattia che viola ripetutamente il patto di fiducia col datore di lavoro. Vediamo in quali casi conviene prendere in considerazione questa possibilità.
Che cos’è il periodo di comporto?
Il licenziamento per malattia prolungata è soggetto a precise regole e più in particolare al cosiddetto periodo di comporto. Quest’ultimo, definito per legge o dai rispettivi contratti collettivi, equivale al numero massimo di giorni di malattia di cui il lavoratore può usufruire. Trascorso questo periodo, il lavoratore risulta licenziabile perché l’azienda non ha più interesse ad avvalersi delle sue prestazioni. Durante la sua assenza, ad esempio, può essere stata costretta ad assumere una nuova risorsa per svolgere le mansioni vacanti. A meno di particolari eccezioni, lo sforamento di questo limite rappresenta di per sé una giustificazione valida per il recesso dal rapporto di lavoro. Naturalmente, il datore di lavoro può anche decidere in senso contrario ovvero accettare lo sforamento del comporto senza conseguenze disciplinari per il dipendente.
Il comporto viene calcolato sull’anno solare, ovvero nell’arco di 365 giorni a partire dal primo giorno di malattia. Può essere secco – riferito a un unico evento prolungato nel tempo – o frazionato, calcolato cioè per sommatoria delle diverse assenze. Il licenziamento per malattia può verificarsi in tempi diversi a seconda dalla categoria e dell’anzianità lavorativa. Nel caso dei dipendenti di studi professionali, ad esempio, il limite massimo di assenze concesse per conservare il posto di lavoro è di 180 giorni.
Si può licenziare un dipendente per malattia prolungata?
Come abbiamo visto, l’assenza prolungata può comportare il licenziamento per superamento periodo di comporto, cioé il licenziamento per malattia prolungata. Se intende licenziare, l’azienda è tenuta a comunicare tempestivamente al lavoratore la propria volontà di recedere dal contratto. In altre parole, non deve far trascorrere troppo tempo o assegnare un numero eccessivo di incarichi al lavoratore rientrato dalla malattia. Così facendo, infatti, può implicitamente manifestare l’intenzione di rinunciare il recesso. In questa eventualità, il lavoratore licenziato può contestare il provvedimento e la lettera di licenziamento tardiva.
Il dipendente, inoltre, può decidere di consumare le ferie per evitare il licenziamento per malattia, interrompendo così il periodo di comporto. Da parte sua, l’azienda non ha l’obbligo assoluto di assecondare tale richiesta, qualora confligga con le proprie esigenze organizzative e produttive. Alla scadenza del comporto, a ogni modo, può essere tenuta a garantire un periodo di aspettativa non retribuita, calcolato in base all’anzianità di servizio.
Tale diritto è previsto da alcuni contratti nazionali accanto a specifiche agevolazioni riservate ai lavoratori con patologie gravi per cui il periodo di comporto aggiuntivo comporta il mantenimento della retribuzione. Un caso diverso è quello delle malattie aggravate dalle condizioni dell’ambiente di lavoro: in questa situazione l’azienda non può esercitare il licenziamento per malattia prolungata. Quest’ultima è, in sintesi, una misura soggetta a varie casistiche ed eccezioni. Il superamento del comporto non legittima, sempre e comunque, la conclusione del rapporto di lavoro.
Investigare su un dipendente sempre in malattia
Alla luce di quanto detto, è evidente come l’azienda possa avere difficoltà a licenziare il lavoratore improduttivo, anche quando le assenze si prolungano oltre il termine previsto per legge o dalla contrattazione collettiva. Dunque, come liberarsi di un dipendente sempre in malattia che abusa dei propri diritti e che, magari, produce falsi certificati medici per giustificare le continue assenze?
In presenza di particolari impedimenti contrattuali, o di fronte all’evidente malafede del lavoratore, è opportuno rivolgersi a un investigatore privato per raccogliere gli elementi utili a sostegno del licenziamento. Le evidenze della falsa malattia e le prove della condotta illecita possono essere acquisite tramite pedinamenti, tracciamenti GPS e altre tecniche di indagine mirate.
Il licenziamento è un rebus? Rivolgiti ad AGITER Investigazioni e affidati alla nostra esperienza nel licenziamento del dipendente per giusta causa: ti offriremo un supporto completo in ambito investigativo e legale per incastrare i furbetti e tutelarti dalle richieste di impugnazione e di risarcimento.
Hai bisogno di un'agenzia investigativa?
Agiter Investigazioni - Cinque uffici in Italia
Scopri i nostri Servizi Investigativi
Servizi per Privati
Servizi per Aziende
Richiedi una Consulenza Gratuita e Fissa un appuntamento presso uno degli uffici della nostra agenzia investigativa a Roma centro, Roma Eur, Tivoli, Milano Centro e Milano Loreto, dove potrai incontrarci per spiegarci le tue necessità e definire insieme un piano di azione.