Parliamo di quei casi in cui un dipendente ha un secondo lavoro, un doppio lavoro. Non sempre il part time è una scelta: il reddito derivante dall’attività lavorativa può risultare insufficiente a garantire il sostentamento e uno stile di vita accettabile. Da qui l’esigenza, non infrequente, di intraprendere una seconda occupazione per integrare le entrate: una decisione non sempre vista di buon occhio dal datore di lavoro che può ritenersi – più o meno legittimamente – danneggiato dal dipendente. In quali casi questo comportamento può essere punito dall’azienda e quali sono le condizioni che giustificano il licenziamento per secondo lavoro?
Si può essere assunti in due posti di lavoro?
In molti casi, il doppio lavoro per un dipendente privato è una necessità: pensiamo a chi lavora come freelance o percepisce uno stipendio molto basso. L’esigenza di un impiego integrativo spinge molti lavoratori a “incastrare” due part time o a svolgere diverse prestazioni con modalità “flessibili”. Ma è sempre possibile avere due lavori? Oltre a giostrare gli orari, il lavoratore è tenuto a rispettare specifiche clausole, come l’obbligo di riservatezza e di non concorrenza: non può, cioè, trattare affari – in proprio o conto terzi – nello stesso settore e in concorrenza con l’azienda, in base agli accordi sottoscritti col datore di lavoro. Diverso il caso del doppio lavoro per il dipendente pubblico: a meno di una specifica autorizzazione, il lavoratore è tenuto al dovere di esclusività. Questa regola, tuttavia, prevede diverse deroghe ed eccezioni: vediamo quali.
Secondo lavoro – Doppio lavoro di dipendente privato
L’eventuale seconda occupazione, nel caso dei dipendenti privati, deve essere svolta in orario compatibile con l’impiego part time. Il lavoratore è tenuto infatti al rispetto dei propri doveri e non può sottrarre tempo ed energie all’attività principale. Non può, inoltre, superare cumulativamente il massimo di ore previsto per legge. Tale limite si riferisce agli impieghi con contratto da dipendente: come evidente, nel caso di un lavoratore autonomo che lavori con partita IVA le ore “extra” non sono immediatamente quantificabili.
Il datore di lavoro può vietare incondizionatamente la possibilità di intraprendere un secondo lavoro? La risposta è no: l’eventuale licenziamento per secondo lavoro è da ritenersi illegittimo, qualora gli orari siano compatibili e il lavoratore non violi alcun obbligo contrattuale. La stessa regola vale anche se il “divieto di secondo lavoro” è menzionato nel regolamento del personale: lo afferma, più nel dettaglio, la sentenza 13196/2017. Più in generale, spetta all’imprenditore provare eventuali violazioni e motivare il provvedimento disciplinare, ad esempio contestando un’attività concorrenziale o altro tipo di illecito.
Secondo lavoro – Doppio lavoro di dipendenti pubblici
Analizziamo ora lo scenario del dipendente pubblico con doppio lavoro. Le sanzioni sono giustificate sono in alcuni casi e non possono essere applicate sempre e comunque: anche nel caso della pubblica amministrazione, infatti, l’eventuale incompatibilità deve essere stabilita caso per caso, valutando diversi parametri. Il primo è l’esistenza di un contratto part time con orario pari al 50% o inferiore rispetto all’orario ordinario. In generale, se il contratto prevede un tempo parziale con prestazione superiore al 50%, è necessaria una specifica autorizzazione per svolgere un’altra attività che deve comunque rispettare il requisito dell’”occasionalità”. Ad esempio, gli insegnanti possono svolgere ripetizioni private previa autorizzazione del dirigente scolastico. Non tutte le attività sono soggette ad autorizzazione: gli incarichi retribuiti con rimborso spese, ad esempio, non sono considerati motivo di incompatibilità. Un altro elemento da tenere in considerazione è la differenza esistente fra dipendenti degli enti locali e delle amministrazioni diverse dagli enti locali.
In caso di incompatibilità “assoluta”, l’impegno lavorativo deve essere destinato unicamente all’amministrazione in questione. Per il dipendente pubblico con doppio lavoro le sanzioni non sono escluse: queste ultime possono prevedere la semplice diffida o tradursi nel licenziamento per giusta causa. Sia nel caso del dipendente pubblico che del dipendente privato, può essere disposto anche un eventuale risarcimento del danno.
Quando scatta il licenziamento per secondo lavoro?
In sintesi, non esiste un criterio univoco per stabilire se il secondo lavoro è compatibile con l’impiego principale e se, di conseguenza, l’eventuale licenziamento è da considerarsi proporzionato: se non è così, il lavoratore può decidere di contestare il provvedimento. In caso di controversie, spetta al giudice valutare il contesto e l’eventuale presenza di un illecito o di un comportamento biasimevole da parte del lavoratore. Onde evitare che il dipendente impugni il licenziamento, è interesse – e dovere – dell’azienda documentare nel modo più dettagliato possibile le circostanze all’origine del provvedimento.
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