Patto di non concorrenza: attenzione a chi lo viola
Il patto di non concorrenza è un accordo stipulato tra datore di lavoro e dipendente che regola le attività lavorative di quest’ultimo. Dopo la risoluzione di un contratto lavorativo, l’ex dipendente che ha avuto accesso a dati critici dell’azienda potrebbe utilizzarli a proprio vantaggio. Non parliamo, in questo caso, di concorrenza sleale ma di semplice concorrenza.
Usando legittimamente il know-how e le informazioni acquisite, un ex dipendente potrebbe porsi in maniera concorrenziale rispetto all’ex datore di lavoro. E da questo potrebbe derivare un danno economico all’ex datore di lavoro.
I contratti di lavoro prevedono al loro interno una clausola di non concorrenza. Il dipendente è tenuto a non svolgere attività lavorative concorrenziali con quelle del proprio datore di lavoro. Questa limitazione, tuttavia, si può estendere anche dopo la risoluzione del contratto con un patto di non concorrenza.
Tale contratto è stato pensato per fornire una maggiore tutela al datore di lavoro che potrebbe essere enormemente danneggiato dalla concorrenza di un ex dipendente.
Patto di non concorrenza: un accordo tra le parti.
Il patto di non concorrenza è un contratto firmato tra datore di lavoro ed ex dipendente che limita le possibilità lavorative di quest’ultimo. Si tratta di un accordo che prevede un risarcimento da parte del datore di lavoro. Il tipo di risarcimento previsto dipende dal libero accordo tra le parti e può essere corrisposto in una unica soluzione o in rate mensili.
La legge che norma questi accordi è l’art 2105 del C.C. e prevede che:
- L’accordo sia scritto e completo in tutte le sue parti.
- Sia stabilito il limite massimo di tempo. Il limite non può in ogni caso superare i cinque anni per i dirigenti ed i tre anni per gli impiegati generici.
- Si deve indicare un’area geografica come ambito di applicazione.
- Deve prevedere un corrispettivo a favore dell’ex dipendente obbligato. Il corrispettivo può essere pecuniario, ma può anche consistere nel godimento di bei o servizi per un determinato periodo di tempo.
Il patto di non concorrenza è nullo nel caso in cui le restrizioni imposte all’ex dipendente sono tante e tali da inibirne del tutto la possibilità lavorativa. Non è possibile in alcun caso danneggiare l’ex dipendente impedendo il suo regolare lavoro.
Questo genere di contratto non norma solo i rapporti tra datore di lavoro ed ex dipendenti. Può essere anche stipulato tra due aziende concorrenti per limitare gli ambiti di ciascuna. Anche in questo caso vanno definite in sede contrattuale l’estensione geografica, quella temporale e gli ambiti merceologici. Non è considerato valido un contratto che inibisca completamente una delle due parti.
Violazioni contrattuali sono tuttavia assai frequenti ed è importante scoprirle per tempo e affrontarle in maniera adeguata per non subire dei danni economici.
Come difendersi da una violazione
Nel caso in cui l’ex dipendente non rispetti il contratto ed eserciti attività concorrenziale, sia autonoma che dipendente, commette un illecito contrattuale.
In caso di violazione contrattuale, per richiedere al giudice la sospensione dell’attività concorrenziale, l’onere della prova è in carico al datore di lavoro.
In sostanza, un datore di lavoro che voglia tutelarsi dall’ex dipendente dovrà produrre delle prove valide atte a dimostrare l’inadempienza contrattuale. Ma come fare? Per produrre delle prove accettate in sede giudiziaria occorre rivolgersi a una agenzia investigativa che raccolga tutte le prove necessarie.
Si tratta di un processo complesso che comprende una ricerca attenta e meticolosa per individuare comportamenti che spesso non sono semplici da provare.
E’ molto importante rivolgersi a esperti che sappiano in che modo raccogliere delle prove valide e utilizzabili in sede legale. Il compito della raccolta delle prove è estremamente delicato è va condotto nel più rigido rispetto della legalità perché le informazioni raccolte siano utili alla causa.
Una volta effettuate le indagini e avendo in mano prove inoppugnabili, è possibile agire. In questo caso il datore di lavoro avrà due possibilità:
- In caso di concorrenza in essere, potrà adire alle vie legali chiedendo con procedura d’urgenza l’immediata interruzione dell’attività concorrenziale.
- L’ex datore di lavoro può richiedere anche un risarcimento danni all’ex dipendente. Questo sia nel caso che la concorrenza sia ancora in essere che nel caso sia terminata. Dal momento che i danni sono difficili da valutare, si usa inserire nel contratto una penale che l’ex dipendente deve pagare in caso d’inadempienza.
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