Valore legale screenshot: di fronte al tradimento del partner, a una scorrettezza lavorativa e, più in generale, a un torto subito, la tentazione è spesso quella di improvvisarsi detective. La dimestichezza con smartphone e app, del resto, può indurre a minimizzare anche le questioni più delicate: ad esempio, che basti acquisire la schermata di un telefonino per documentare uno scambio di messaggi, un contenuto offensivo condiviso via social network, o un accordo sottoscritto tramite smartphone.
Basta un telefono lasciato incustodito su un tavolo, a casa o in ufficio, per scatenare l’istinto dell’hacker: alla prova dei fatti, però, la schermata o i dati acquisiti via bluetooth o caricati in chiavetta possono essere automaticamente usati per far valere le proprie ragioni?
In realtà non è così semplice. In particolare, lo screenshot ha valore legale sempre e comunque? La risposta non è immediata, perché esiste la possibilità che il documento sia fabbricato ad arte: basti pensare, ad esempio, alle applicazioni che consentono di simulare chat, modificare lo schermo del telefonino e alterare i dati. O ancora, alla possibilità di snaturare il senso di una chat, cancellando messaggi e stralci di conversazione. Dunque, come dare alla chat valore legale e come renderla una prova efficace? Vediamo cosa dice la legge in proposito e che tipo di validità è riconosciuta a questo tipo di documento.
Gli screenshot hanno un valore legale?
In qualità di “riproduzione meccanica” di fatti e cose, lo screenshot ha valore legale al pari di altre forme di riproduzione informatica o fotografica. Dunque, può essere acquisito come prova: lo stabilisce in particolare la sentenza 8736/2018 della V Sezione penale della Corte di Cassazione. La questione riguarda, piuttosto, la necessità di produrre un documento autenticato. Il rischio, infatti, è che questa tipo di prova possa essere falsificata. Le prove informatiche, di per sé, sono esposte al rischio di manipolazione: il tentativo, di conseguenza, è stato quello di definire una procedura in grado di conferire attendibilità e credibilità ai documenti estrapolati da smartphone, pc e altri supporti informatici. Una questione non semplice da risolvere: vediamo che tipo di orientamento è emerso.
Cosa dice la legge sul valore legale screenshot?
Come abbiamo visto, lo screenshot ha valore legale, ma come si risolve il problema della sua autenticazione? Non sempre vi è la possibilità di produrre in giudizio il supporto fisico, ovvero lo smartphone o il pc contenente il messaggio o la chat.
D’altra parte, non è facile stabilire criteri univoci e garanzie rigide per conferire una patente di autenticità al documento informatico. Una possibilità per dare forza probatoria al documento è quella di avvalersi di testimoni oculari: questi ultimi possono dichiarare di aver visionato in prima persona il messaggio, la conversazione o il contenuto in oggetto.
In tutti i casi c’è la possibilità che la controparte contesti lo screenshot e il valore legale del documento. Perché abbia effetto, la contestazione deve essere motivata: non può trattarsi, in altre parole, di un disconoscimento generico, ma deve posare su solide basi.
Se c’è motivo di dubitare dell’autenticità della chat e della riproduzione, può essere disposta una perizia tecnica per analizzare più nel dettaglio il file. In questo caso, il giudice nomina un consulente tecnico d’ufficio, incaricato di verificare l’attendibilità della trascrizione o del file e di chiarire eventuali eIementi dubbi, come l’origine del documento, l’autore, la data, l’integrità della conversazione e così via. Come intuibile, questo tipo di accertamento può risultare molto complesso. A ogni modo, lo screenshot o la chat può essere legittimamente acquisita ed entrare nella valutazione del giudice.
Indagare su una persona e produrre prove valide
Indipendentemente dal fatto che sia autenticato o meno, come abbiamo visto, lo screenshot può influenzare la decisione del giudice se il documento è ammesso come prova. In sintesi, la chat ha valore legale ma può risultare più o meno utile per orientare il verdetto. L’obiettivo, di conseguenza, è produrre evidenze che siano idealmente inattaccabili per minimizzare il rischio di contestazione.
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